Se nella prima
parte vi ho dato alcune dritte giuridiche che vi permettono di capire
meglio come viene gestita e regolata l’immigrazione in Italia e in Europa, in
questa seconda parte ho deciso apertamente di buttarvi nell’arena. Vi mostrerò
varie posizioni e molto materiale, il mio obiettivo è fare in modo che non
siate dei lettori passivi, che vi interroghiate su quanto sta accadendo e che
cerchiate di informarvi con uno sguardo critico e non ingenuo.
Lo scacchiere internazionale, quando i “grandi” giocano con la vita dei piccoli, ovvero tutti noi
So che sembra noioso, ma un breve punto delle vicende
storiche attuali è necessario per inquadrare quanto sta avvenendo sulle nostre
coste ed in Europa.
In questo momento si parla di profughi siriani in fuga dalle
violenze dell’Isis e della guerra civile contro Assad, il medio oriente attuale
appare come un’area fortemente destabilizzata a causa anche di errori commessi nel
recente passato dalle nazioni occidentali. Erano i primi anni Novanta, io non
ero ancora diciottenne e Bush padre
aveva vinto la guerra in Iraq contro Saddam Hussein ma fece in modo che
rimanesse al potere, se lo avesse deposto avrebbe creato una situazione che
avrebbe rischiato di incendiare l’intero medio oriente. La deposizione avvenne
invece per mano di Bush figlio, durante
la seconda guerra del Golfo.
Nell’ottobre del 2001 gli Stati Uniti ed il Regno Unito, a
seguito dell’attentato alle torri gemelle, dichiaravano guerra all’Afghanistan, allo scopo di combattere l’organizzazione
terroristica Al Quaida guidata da Osama Bin Laden, nel 2003 veniva aperto anche il fronte iracheno allo scopo di
liberarsi di Saddam Hussein. Tuttavia l’abbattimento del regime iracheno e di
quello talebano non saranno garanzia della fine delle ostilità, anzi, come se
si fosse scoperchiato un vaso di pandora, per questi territori inizierà il
tempo della guerriglia, che in Iraq porterà successivamente alla guerra civile,
fino all’attuale parziale invasione da parte dell’Isis.
Nel frattempo, nel
2010 e nel 2011 in Siria, Libia, Egitto, Tunisia, Yemen, Algeria, Bahrein,
Giordania, Gibuti, ma anche in Marocco, Kuwait, Somalia, Sudan, Oman e Arabia
saudita scoppiavano le primavere arabe,
ribellioni spontanee caratterizzate da una grande partecipazione giovanile e da
grandi manifestazioni di piazza. Accolte e descritte dal mondo occidentale come
il vento della democrazia che spirava sul medio oriente, benedette da Obama, hanno
purtroppo finito per impantanarsi in lotte di potere. Attualmente solo in
Tunisia sembra che la primavera araba abbia traghetto il regime retto da Ben
Alì verso una democrazia; Libia e Siria
sono invece cadute nella spirale della guerra civile che ha spalancato le porte
al califfato islamico. Il presidente francese Sarkosy facilitando la deposizione
di Gheddaffi con l’operazione militare attuata nel 2011 ha cancellato lo stato
libico che di fatto non esiste più, smembrandolo in due fazioni opposte e
consegnando la zona di Sirte e quindi della Cirenaica agli islamisti fedeli all’Isis.
Per quanto riguarda l’Egitto, dopo la deposizione di Mubarak, è passato dal
fratello musulmano Morsi al generale Al Sisi grazie al quale i militari con
scaltrezza hanno ora conquistato il potere.
Questo a grandi linee la scacchiera internazionale, dove i
grandi giocatori: Arabia Saudita, Iran, Stati Uniti, Russia, Cina, Turchia, Qatar,
Gran Bretagna, Francia e Germania si apprestano a compiere le loro mosse. Per
ora con la storiella dell’esportazione della democrazia caldeggiata da USA,
Gran Bretagna e Francia, chi ci ha rimesso è stato solo uno, il popolo, per
dirla alla Barnaba Cecchini, il fantastico “autobussiere” interpretato da
Celentano in Innamorato Pazzo, le piccole persone travolte dalla Storia scritta
dalle mosse dei grandi giocatori.
È infatti in atto una nuova riorganizzazione dello spazio
mondiale, dove secondo lo storico Aldo
Giannuli gli USA starebbero attuando una politica che ricorda il periodo
Giulio – Claudio dell’Impero Romano, mentre l’Iran perseguirebbe il sogno di un
califfato sciita in grado di annettersi le province sciiite di Afghanistan, Iraq
e Pachistan ed in grado di opporsi al califfato sunnita del nuovo antieroe Al –
Baghdadi.
Dopo l’uccisione di Osama Bin Laden, ora il ruolo di
antagonista sulla scena mondiale spetta ad Abu Bakr Al- Baghdadi, il califfo
nero, il capo dell’Isis. (L’isis
spiegato – buon articolo del post internazionale con molto materiale).
La Siria e l’Iraq bruciano ma il mondo si divide sui profughi
L’ondata dei profughi causata dalla destabilizzazione del
medio oriente ha diviso e continua a dividere non solo l’opinione pubblica
europea, ma anche quella mondiale.
Il fronte dei Paesi contrari vede in prima linea il premier ungherese Orban, seguito dalla
Slovenia, dalla Slovacchia (che ha apertamente dichiarato che accoglierà solo
profughi cristiani), dalla repubblica Ceca, dalla Polonia, dalla Lettonia,
dalla Estonia e dalla Lituania.
Sarebbe un errore liquidare il suo pensiero e non dargli
alcun peso, in quanto Orban parla chiaro e con i suoi discorsi è capace di
provocare più di una indigestione a “mamma Merkel” impegnata in questi giorni
nella prima vera azione di Responsabilità Sociale di Stato,… dopo la
responsabilità sociale di impresa, perché non anche una responsabilità sociale
di Stato? In fondo anche le Nazioni hanno il diritto di rifarsi una verginità.
Ma che cosa dice Orban? Orban afferma che “…l’immigrazione
illegale minaccia sia l’Ungheria che l’Europa. Costituisce un pericolo per i
nostri valori comuni, per la cultura comune e anche per la nostra diversità,
per la sicurezza delle persone europee, ed inoltre indebolisce la nostra
capacità di stabilizzare i risultati economici.”
(Qui il link dove potrete
trovare l’articolo che la rivista Eastjournal ha dedicato al discorso del
presidente ungherese e dove potrete scaricare anche l’intera traduzione in
italiano)
Orban potrebbe essere
un po’ il Salvini europeo in quanto parla senza giri di parole e ogni volta che
lo fa è in grado di generare scompiglio.
In maniera più
elegante, ma sempre sulla stessa scia di Orban impazza sui vari quotidiani
italiani l’economista
e politologo statunitense Edward Luttwak che ha parlato esplicitamente
di suicidio dell’Europa cristiana. Luttwak chiama in causa la Turchia di
Erdogan che a suo dire incoraggerebbe l’invasione attraverso i Balcani allo
scopo di portare ad una progressiva islamizzazione dell’Europa e lancia il suo
je accuse contro Bergoglio.
Profughi venite a me e la Germania rimarrà così sempre uber alles!
Papa Francesco e Angela Merkel aprono rispettivamente l’uno le porte delle Chiese, l’altra
le porte della ricca Germania. Possibile che un gesuita come Bergoglio ed una
statista come la Merkel siano dei sempliciotti che agiscono di pancia?
Iniziamo a fare una piccola analisi della Germania. Sicuramente
è il Paese attualmente più forte dal punto di vista economico in Europa,
tuttavia è un gigante con i piedi di argilla, Mamma Merkel ha concesso ai suoi
adorati pargoli di potere andare in pensione con due anni di anticipo, ovvero a
63 anni e circa 279 mila tedeschi hanno colto la palla al balzo. In base a
quanto dichiarato da Bloomberg
Axel Boersch – Supan analista previdenziale presso il Max Planck Institute,
questo programma avrà un costo di circa 2, 5 miliardi l’anno e porterà ad un
innalzamento delle tasse sui lavoratori e a pensioni più basse per chi non
potrà accedervi. Senza contare che anche in Germania si fanno meno figli:
secondo la società di consulenza Bdo e l’Istituto di economia internazionale di
Amburgo (Hwwi), la media di nati ogni anno in Germania per mille abitanti è
scesa a 8,2 pupetti, un crollo delle nascite che sembra essere diventato
cronico e che si tradurrebbe in una riduzione della popolazione della
popolazione attiva, questo in soldoni per i bilanci dello stato significa meno
entrate e più spese. C’ è di più, Stephan Sievert, economista dell’Istituto per
la popolazione e lo sviluppo di Berlino, ha inoltre dichiarato che se anche da
questo momento le donne tedesche iniziassero a diventare super mamme, ci
vorrebbero comunque venti anni prima che i pargoli possano diventare forza
lavoro. Dopo questi dossier e studi la povera Mamma Merkel ha iniziato ad
essere ossessionata dai dati demografici, che nel lungo periodo arriverebbero a
suonare la campana per la Germania che perderebbe il suo ruolo di leadership in
Europa a favore della terra di Albione. Se si rimanesse in questa situazione di
stallo ecco che la Gran Bretagna, molto più prolifica si accingerebbe a
divenire la prima potenza economica del vecchio continente, e si sa, chi domina
l’economia detta anche legge. La soluzione nel lungo periodo sarebbe quella di
aumentare la natalità delle donne tedesche, ma nel breve periodo la soluzione è
una sola: forza lavoro giovane ed
altamente qualificata!
Ebbene si, avere una buona istruzione è l’X factor che ti
potrebbe garantire l’ingresso in Germania. Come si evince dal simpatico sito Berlino
Cacio e Pepe Magazine esiste per chi emigra nella terra di Kant un doppio
regime di ingresso che differenzia gli immigrati qualificati da quelli non
qualificati, ed è sui primi che la Germania è disposta ad investire.
E i profughi siriani fanno proprio al caso della Germania,
sono giovani ed hanno in genere una istruzione più elevata ed è loro che Mamma
Merkel vuole, di fatto lo ha apertamente dichiarato: le porte della ricca
Germania sono aperte per i Siriani, gli altri se ne dovranno andare.
Parigi vale bene una messa, anzi Berlino, in fondo c’è chi converte con la spada e chi con la promessa di un po’ di quiete in terra
Bergoglio apre le porte delle chiese ai migranti e questa sua
presa di posizione lascia perplessi anche molti vescovi, alcuni dei quali
affermano che l’integrazione con i mussulmani è difficoltosa e sembrano quindi
dare ragione a Luttwak, il quale sostiene che le comunità musulmane sono
refrattarie all’integrazione e che quindi prima o poi sarà l’Europa cristiana a
scomparire.
Tuttavia Simon
Tomlinson del Dailymail e lo stesso Berlino
Cacio e Pepe Magazine hanno messo in evidenza la crescita delle conversioni
al cristianesimo da parte dei musulmani, soprattutto iraniani o afghani. La
spiegazione è anche in questo caso semplice: i siriani fuggono dalla guerra
civile, per loro le porte sono aperte, sia che siano cristiani, sia che siano
musulmani, ma per gli altri migranti la situazione diventa più complicata,
tuttavia se ti converti al cristianesimo le chance di rimanere potrebbero
aumentare in quanto in Iran e in Afghanistan la conversione dall’islam al
cristianesimo può essere punita con la prigione o la morte.
La questione della convivenza tra comunità cristiane e
musulmane rimane comunque uno degli aspetti più importanti sui quali ci si
confronterà nei prossimi anni.
Chiudo quindi il post con una provocazione: se l’Europa di
Michelangelo, Leonardo, Kant, Schopenauer, Rousseau, l’Europa che ci ha
regalato una libertà che noi diamo per scontati, vuole sopravvivere, allora non
deve avere paura di affermare la propria identità che è anche e soprattutto una
identità legata alla religione cristiana. Il nostro problema siamo noi stessi,
la nostra de cristianizzazione, il nostro continuo relativismo, tutto questo ha
provocato un vuoto e i vuoti vengono inevitabilmente riempiti, vengono riempiti
da chi ha una fede, perché chi crede è più forte e coeso di chi stoltamente si
professa con piglio di superiorità ateo. I primi appartengono ad una comunità, con
i loro valori mentre noi siamo invece sempre più soli, ma se noi stessi non
sappiamo più proporre modelli o ideali in cui noi stessi crediamo, diventa
difficile integrare persone che invece hanno dei loro modelli morali forti e
chiari.
Loquendi libertatem custodiamus, difendiamo quindi la nostra libertà di parlare, di confrontarci.
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