domenica 22 settembre 2013

Editoriale del n. 4 di Settembre: Vetrine della città, luci ed ombre della società


Gli inglesi lo chiamano window shopping e le ragazze sono sicuramente le campionesse indiscusse di questo passatempo leggero, frivolo, all'apparenza di poca utilità, se non quella di trascorrere qualche ora a zonzo con le amiche, con la scusa di guardare le vetrine con le novità di stagione. In realtà, l'attività di window shopping se fatta con sguardo critico può rivelare molti cambiamenti sociali in atto.
Durante questi anni svariate saracinesche si sono abbassate, ma altrettante se ne sono alzate; negozi storici e non hanno chiuso i battenti per fare posto a nuove attività legate al tempo in cui viviamo, attività che mostrano le luci e le ombre della nostra società.
In principio furono i negozietti "Compro Oro" che spuntavano peggio dei funghi in qualsiasi punto della città, chi aveva bisogno immediato di una piccola somma di denaro, magari per fare fronte ad una bolletta del gas troppo salata, poteva vendere qui i propri gioielli ed ottenere contante immediato. Successivamente in molte second street hanno iniziato a diffondersi negozi vintage e mercatini dell'usato, paladini della filosofia della decrescita felice e del riuso, mentre nelle strade di periferia, ma ora anche in quelle principali, hanno iniziato a comparire in maniera subdola club dedicati al gioco d'azzardo.
I primi e gli ultimi sono l'emblema dell'Italia in crisi, quella che non ce la fa ad arrivare a fine mese e che dopo essersi impegnata gli ultimi preziosi di famiglia si affida al gratta e vinci, al caso, al destino che ha le immagini ipnotiche e scintillanti delle videolottery, che, grazie ad una legislazione permissiva, hanno avuto una crescita impressionante rendendo l'azzardo in Italia, la terza industria per fatturato!
Il gioco d'azzardo produce il 4% del Prodotto Interno Lordo, fagocitando ogni anno, per ogni giocatore che cade nelle sue braccia amorose circa 1800 euro, e assicurando così allo Stato, la ragguardevole cifra di 8 miliardi di euro in imposte dirette.
In un periodo di forte precarietà ed instabilità sociale due etiche si fronteggiano: quella apparentemente scintillante del gioco, che ti prende e ti trascina nell'ombra, e quella del riuso, del riciclo. La prima rimane un gioco individuale, sterile e a perdere, la seconda è il primo tassello per costruire una società più unita e consapevole, una vera comunità di persone e non un semplice gruppo di individui.
Questa è la filosofia che sta alla base dei mercatini dell'usato, a cui dedico il numero quattro di settembre, con l'intervista a Marzia e Stefano, i gestori del Mercato Crocevia del Pratello.

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