Matilde della stirpe dei Canossa,
regina d’Italia e vicaria papale, fu una delle donne più importanti del medio
evo, un’abile diplomatica ed una scaltra politica che seppe reggere con mano
ferma per circa quarant’anni gli aviti feudi che si estendevano dall’Italia
settentrionale a quella centrale.
Una donna di potere, feudataria,
contessa, poi successivamente duchessa, marchesa, ed infine incoronata regina
d’Italia dallo stesso imperatore. Mathilde non si piega innanzi agli uomini,
sono gli uomini che si devono inginocchiare di fronte a lei, la sua attitudine al comando diventerà celebre
e la saprà astutamente esercitare sui due astri dell’epoca: l’Imperatore ed il
Sommo pontefice, poiché, se è vero il detto che “tra i due litiganti il terzo
gode”, è vero che Matilde grazie alla sua intelligenza e lungimiranza riuscirà
ad uscire viva e vincente in un’epoca di lotte intestine e religiose.
Matilde è di stirpe longobarda,
parla correttamente la lingua dei teutoni e quella garrula dei franchi, alta e
bionda, come la descrivono le cronache dell’epoca è la terzogenita di Bonifacio
“il Tiranno”, mentre la madre, Beatrice di Lotaringia, appartiene al casato dei
duchi di Borgogna ed è imparentata con le più importanti case regnati
dell’Europa del Nord. La sua infanzia tranquilla e serena nel castello di
Canossa viene spezzata dalla violenza. Nel 1052, a soli sei anni rimane
orfana di padre: Bonifacio viene ucciso durante una battuta di caccia, per mano
di un vassallo traditore, che gli trapasserà la gola con una freccia avvelenata,
nel 1053 muoiono invece avvelenati i due fratelli di Matilde.
Ancora giovane viene data in
sposa a Goffredo il gobbo, ma il matrimonio non regge e Matilde pianta il
marito ed il piovoso Belgio e se ne torna a Canossa. In seguito con la morte
del marito e della madre, Matilde a trent’anni è sovrana indiscussa di un vasto
territorio che si estende dal lago di Garda fino al Lazio: ha inizio la storia
della contessa guerriera, della donna di coraggio che si narra fosse capace di
scendere lei stessa in battaglia accanto ai suoi soldati, contro le truppe
dell’imperatore.
Nella lotta delle investiture Matilde
non ha dubbi: si schiera a fianco del Papa opponendosi all’Imperatore, che tra
l’altro era anche suo cugino. Il suo capolavoro sarà però “l’umiliazione di
Canossa”. Gregorio VII aveva lanciato la scomunica contro quell’impudente galletto
imperiale di Enrico IV, il quale ben presto si accorse che i suoi vassalli gli
rispondevano picche in quanto scomunicato, di qui la necessità impellente
dell’Imperatore di ottenere il perdono del Papa, altrimenti a chi dava ordini?
Matilde si fa mediatrice tra le
due parti e riesce nell’opera: Enrico IV otterrà il perdono presso il castello di Canossa ma prima che la porta sia aperta dovrà passare tre
giorni e tre notti all’addiaccio, scalzo, rivestito solo di un ruvido saio, e
per di più mentre imperversava una bufera di neve.
Successivamente Matilde si
schiererà ancora a difesa del papato e solo con la morte di Enrico IV e la
salita al potere di Enrico V avverrà la riappacificazione tra la gran contessa
e il nuovo imperatore, che tra l’altro le riconoscerà il valore e l’indomito
coraggio incoronandola Regina d’Italia.
Matilde muore nel 1115 amata dai
suoi sudditi, le sue spoglie sono ora in San Pietro.
Bernini la immagina audace e
guerriera, in fondo il suo nome significa “possente in battaglia”. In un epoca
infida Matilde si è rivelata una fine stratega, una donna colta che ha saputo
circondarsi di esperti giuristi e abili cancellieri che l’hanno aiutata
nell’amministrazione del regno, e con polso fermo ha regnato scrivendo
una pagina importante della storia dell’Europa. Si può quindi ben dire che
Matilde è stata ed è “onore e gloria d’Italia”.
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