domenica 7 aprile 2013

Zelda, la "maschietta" di Francis Scott Fitzgerald



Lei si chiamava Zelda Sayre, bionda dagli incantevoli occhi blu, era una bellezza del sud proveniente da una solida famiglia borghese. Il padre, giudice della Corte dell'Alabama e appassionato di letteratura, volle chiamarla con il nome della regina degli zingari protagonista di un racconto di Robert Edward Francillon "Zelda's fortune".
 
Gli orientali sostengono che nel nome è contenuto il Karma di una persona, la sua essenza, il modo di presentarsi al prossimo, sicuramente questo deve essere sfuggito al severo giudice dell'Alabama perchè se lo avesse saputo, molto probabilmente non avrebbe mai messo alla sua piccolina quel nome, che già dal personaggio letterario evocava voglia di libertà.
 


Zelda dimostra fin da ragazzina il suo carattere alternativo e ribelle che la fa diventare il centro dei pettegolezzi della cittadina di Montgomery, le donne la avversavano quanto gli uomini la amavano, ma Zelda è nel destino dell'enfant prodige della letteratura americana, Francis Scott Fitzgerald.

Zelda è giovane, temeraria, divertente da morire e non ha paura di mostrare le sue opinioni con una schiettezza che farebbe tramortire le damigelle dell'età vittoriana e lui, alto, biondo, spalle larghe la vuole accanto a sé, per vivere quel mondo di dorata follia e di ricchezza ostentata.



Zelda balla, ride, si ubriaca e spende.
Insieme sono invincibili, lui fa impazzire con i suoi romanzi un intera generazione, lei è la it girl degli anni 20. Ammirata, esaltata, copiata, rappresenta la donna emancipata e moderna. E' la flapper girl per eccellenza!
 
 
 
 
Ma Zelda non è una socialite vuota, è una "maschietta" che lotta per affermare la propria autonomia, il proprio essere indipendente e brillare di luce propria. Ha inizio così la fine.
Il sodalizio e la complicità tra i due dei è finito.
Zelda non vuole essere la luna ma il sole stesso, ed ecco che si dà alla danza, alla pittura e alla letteratura. Scriverà un unico romanzo, "Lasciami l'ultimo valzer" ampiamente autobiografico.
 

Zelda inizia a soffrire di allucinazioni e attacchi di panico, viene ricoverata ad Ashville dove nel '48 muore arsa viva nell'incendio dell'ospedale psichiatrico.

La magnifica donna regina degli anni 20 era ormai l'ombra di sé stessa, il suo grande amore era scomparso prima di lei, divorato dall'alcol. Rimangono però a ricordarceli i romanzi. Zelda era talmente entrata nell'anima di Francis che lui, nei suoi romanzi non poteva fare a meno di ritrarre nelle sue eroine lei, l'inarrestabile Zelda!
 
Già Zelda che di fronte ad un cronista sbigottito disse "Mi piacciono le eroine di mio marito, mi piacciono per il coraggio che hanno, perchè se ne infischiano di tutto e soprattutto perchè sono delle spendaccione!"
 
 




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