Tagliatelle prosciutto e cipolla - Le golosità di Nonna Aurora, Bologna - Foto di A.Nanni |
Si avvicina il cenone dell’ultimo dell’anno e poi il pranzo
di Capodanno e tra una corsa al supermercato ed un piccolo passaggio nelle
botteghe delle ghiottonerie più caratteristiche, tutti noi avremo più o meno a
che fare con liste della spesa e spignattamenti vari; un rito quello della
tavola imbandita che tuttavia piace alla maggior parte degli italiani.
Mangiare non è solo assumere il nutrimento necessario per
fare funzionare il nostro corpo, la consumazione del pasto, soprattutto di
quelli legate alle feste, esprime la convivialità, il piacere di condividere l’intimità
del desco familiare con i nostri parenti ed amici; giustamente la tavola è stata definita il primo social network off line.
Filetto - Le golosità di Nonna Aurora, Bologna - Foto di A.Nanni |
Food mania, slalom tra libri di ricette e cooking show
Secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia, che si basa su
dati Istat, un italiano su dieci legge o sfoglia libri di cucina e da quando è
iniziata la crisi economica, nel lontano 2008 ad oggi, le pubblicazioni su tale
materia sono cresciute del 70% passando da due milioni e mezzo ad oltre quattro
milioni di copie stampate. La crisi ha
infatti riportato gli italiani tra le mura domestiche. Occorre fare
quadrare i conti, quindi si esce meno e questo si traduce in meno conti del
ristorante o del pub da pagare e più cene a casa in famiglia o con gli amici.
Di necessità virtù, in tempi di sobrietà si torna alla tradizione e si riscoprono le ricette di una volta,
quelle dei nostri nonni, una cucina diciamo “povera” in quanto lo spreco era
bandito e gli avanzi potevano, con la creatività, trasformarsi in manicaretti e
poi mettiamola così, questo è un modo finalmente per imparare o migliorare il
proprio modo di cucinare.
Zuppa inglese - Le golosità di Nonna Aurora, Bologna - Foto di A.Nanni |
La crisi ha quindi un piccolo pregio, quello di avere fatto riscoprire il cibo come valore economico,
sociale e culturale. I media tradizionali, soprattutto la televisione,
hanno subito intercettato questo forte interesse del pubblico nei confronti del
cibo e ci hanno inondati di programmi che ci insegnano a cucinare o a gestire
un ristorante od una patisserie. Nel tubo catodico è tutto un gorgogliare di
pentole, un tagliare, battere e triturare la carne, uno sminuzzare e frullare
frutta e verdure (soprattutto in Cotto e mangiato) ed un prepararsi a glassare
la torta appena sfornata.
Ravioli con patate e funghi - Trattoria Romagnola, Castel S.Pietro Terme - Foto di A.Nanni |
Molti di questi programmi sono delle vere e proprie gare di
cucina e loro, i giudici, gli chef ultrastellati sono diventati dei divi: Gordon Ramsey, un passato da calciatore
tra le fila dei Glasgow Rangers senza infamia e senza lode, è il Chuck Norris
delle cucine anglosassoni, pronto ad impallinare la malcapitata matricola dei
fornelli, mentre Carlo Cracco è il
George Clooney del soffritto. Con la sua fluente chioma sale e pepe, le pause
studiate da consumato attore, neanche avesse frequentato l’Actors’Studio e lo
sguardo malandrino ha scippato a Rocco Siffredi lo spot della patatina Amica
Chips. Carlo Cracco sprizza virilità anche quando prepara l’ovetto strapazzato
ed è diventato il cuoco più concupito dalle telespettatrici, tanto che Rosa, la
sua attuale compagna in carica, ha sentito il bisogno di marcare il territorio
dalle pagine di Vanity Fair urlando a caratteri cubitali dalla cover “Cracco è
mio”.
Se invece nello chef ricercate anche il “Ruolo”, allora
l’uomo giusto è Joe Bastianich, lui
non è un semplice cuoco bensì un restaurant man… leggasi imprenditore ramo
ristorazione, quindi notevolmente ricco; con il suo fare irriverente, la sua
ironia è il giudice più tranchant del programma Masterchef Italia, un vero
bastardo dentro la cui sottile perfidia gli è valsa l’imitazione di Crozza.
Tagliata ai funghi - Trattoria Romagnola, Castel S.Pietro Terme - Foto di A.Nanni |
Navigando per la rete tra food magazine, blog e comunità virtuali
L’esplosione di programmi di cucina sta creando una nuova
generazione di amanti della buona tavola
e molti di questi sono giovani! Secondo i dati di Coldiretti, sono circa 10
milioni le persone tra i 18 ed i 34 anni che cucinano e lo fanno con piacere,
con passione, per gratificarsi o rilassarsi. Se guardiamo poi alla dimensione di genere, questa tendenza
riguarda non solo le femmine, ma anche i maschi: il 38,8% dei ragazzi oggi
cucina spesso. Pensando ai giovani è nata quindi La tavola di Gourmondo un sito che vuole avvicinare i ragazzi all’alta
ristorazione, al fine di rendere le nuove generazioni più consapevoli del
valore del nostro territorio. Con la tavola di Gourmondo i giovani entro i 35
anni possono scegliere un ristorante stellato e mangiare ad un prezzo speciale.
Ciascun giovane può essere accompagnato anche da un over 36.
Mascarpone - Trattoria Romagnola, Castel S.Pietro Terme - Foto di A.Nanni |
Ogni giorno quindi la rete è sempre più affollata di Food Surfers, ovvero gli appassionati
del buon cibo e delle nuove tecnologie sempre alla ricerca di ricette,
informazioni sui locali, eventi enogastronomici. Oraviaggiando è una guida on line dei migliori
ristoranti italiani suddivisa per categorie, città, prezzi e con un
interessante servizio di couponing
che può consentire di risparmiare anche fino al 50%, mentre tra i magazine on
line un posto nel cuore degli appassionati mangioni se lo sono ritagliato Foodie , Honestcooking e Finedininglovers.
In rapido aumento anche i social network e le community legate al tema cibo e/o vino e birra: Vinix conta
dodicimila iscritti e sessanta cantine presenti con la propria vetrina, si
tratta di un business social media
come l’anglosassone NakedWines, sulla stessa scia si posiziona Tannico mentre MytailoredWine è un progetto diverso, sfrutta la rete per
dare la possibilità a chiunque di crearsi il proprio vino personale. Food Gim è invece un business social che ha
lo scopo di connettere tra di loro gli operatori agroalimentari di tutto il
mondo, nonché il singolo privato sia a livello informativo, sia a livello
commerciale.
Risotto di pesce - La Tratta, Santarcangelo - Foto di A.Nanni |
Social dining, i social network che ti invitano ad uscire di casa
Si tratta di comunità
ibride dove si mischiano amici reali e virtuali, dove l’on line sconfina nell’off line poiché gli iscritti
organizzano eventi culinari reali per incontrarsi e sperimentare piatti e fare
conoscenza, una conoscenza che è iniziata via web e che poi prende piede nella
vita reale.
I social dining detti anche social eating sono comunità che
nascono quindi con l’intento di portare la gente a rincontrarsi di nuovo fuori
dalla rete. Il mio preferito in questo campo è Gnammo, nato dalla creatività di un gruppo
di ragazzi baresi; ci si può iscrivere come
cuochi, oppure come gnammer e
chiedere di partecipare ad un evento, poi il cuoco che ha organizzato decide se
accettare o meno lo gnammer che ha chiesto di unirsi alla festa.
Altri social dining sono Indovina chi viene a cena, Kitchen Party, New Gusto, People Cooks oppure la App Coockly.
Con i social dining i cooker hanno la possibilità di
guadagnare qualche soldino in quanto per il proprio pranzo o cena fissano una
quota a partecipante che deve ovviamente essere ragionevole e che verrà pagata
dal mangione ospite.
Secondo di pesce - La Tratta, Santarcangelo - Foto di A.Nanni |
I social per i foodies
I foodies sono
invece coloro che adorano fotografare e postare i cibi che hanno appena
cucinato oppure che si accingono a mangiare in qualche ristorante. Per loro le
piattaforme adatte sono sicuramente Foodlookers, Foodspotting, le App Instafood, The Eatery,
3DAround che
permette di catturare ogni angolo della pietanza che abbiamo di fronte, e il nuovissimo Youcook dove gli amanti dei fornelli che si iscrivono oltre a
creare la loro rete di amicizie, a postare le foto dei loro piatti con le
ricette, si possono sfidare a colpi di
Slurp!
Fotografare i cibi non è però per nulla semplice, e molti
ristoratori a dire la verità sono contrari a che i commensali fotografino le
loro delizie, ma non possono certo confiscare loro gli smartphone. Una buona
immagine del piatto può infatti fare innamorare della tua cucina, perciò se il
tuo piatto non è ben fotografato può risultare sgradevole ed allontanare dei
futuri clienti.
Il problema è stato ben compreso da Stephen Hamilton,
fotografo di Food&Wine, che nel suo blog Who’s Hungry? ha deciso di dedicare una sezione alle
tecniche e strategie che servono per creare buone immagini dei piatti del
ristorante.
Infine, per me il mio social non può che essere Foovel, che
unisce viaggi e buon cibo!
Un grazie particolare a A.Nanni, amico di scorpacciate,
nonché food surfer e foodie.
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