martedì 30 dicembre 2014

La passione per il cibo, tra mondo reale e mondo virtuale #foodie #socialdining

Tagliatelle prosciutto e cipolla - Le golosità di Nonna Aurora, Bologna - Foto di A.Nanni
Si avvicina il cenone dell’ultimo dell’anno e poi il pranzo di Capodanno e tra una corsa al supermercato ed un piccolo passaggio nelle botteghe delle ghiottonerie più caratteristiche, tutti noi avremo più o meno a che fare con liste della spesa e spignattamenti vari; un rito quello della tavola imbandita che tuttavia piace alla maggior parte degli italiani.

Mangiare non è solo assumere il nutrimento necessario per fare funzionare il nostro corpo, la consumazione del pasto, soprattutto di quelli legate alle feste, esprime la convivialità, il piacere di condividere l’intimità del desco familiare con i nostri parenti ed amici; giustamente la tavola è stata definita il primo social network off line.

Filetto - Le golosità di Nonna Aurora, Bologna - Foto di A.Nanni

Food mania, slalom tra libri di ricette e cooking show

Secondo un’analisi di Coldiretti Lombardia, che si basa su dati Istat, un italiano su dieci legge o sfoglia libri di cucina e da quando è iniziata la crisi economica, nel lontano 2008 ad oggi, le pubblicazioni su tale materia sono cresciute del 70% passando da due milioni e mezzo ad oltre quattro milioni di copie stampate. La crisi ha infatti riportato gli italiani tra le mura domestiche. Occorre fare quadrare i conti, quindi si esce meno e questo si traduce in meno conti del ristorante o del pub da pagare e più cene a casa in famiglia o con gli amici.

Di necessità virtù, in tempi di sobrietà si torna alla tradizione e si riscoprono le ricette di una volta, quelle dei nostri nonni, una cucina diciamo “povera” in quanto lo spreco era bandito e gli avanzi potevano, con la creatività, trasformarsi in manicaretti e poi mettiamola così, questo è un modo finalmente per imparare o migliorare il proprio modo di cucinare.

Zuppa inglese - Le golosità di Nonna Aurora, Bologna - Foto di A.Nanni
La crisi ha quindi un piccolo pregio, quello di avere fatto riscoprire il cibo come valore economico, sociale e culturale. I media tradizionali, soprattutto la televisione, hanno subito intercettato questo forte interesse del pubblico nei confronti del cibo e ci hanno inondati di programmi che ci insegnano a cucinare o a gestire un ristorante od una patisserie. Nel tubo catodico è tutto un gorgogliare di pentole, un tagliare, battere e triturare la carne, uno sminuzzare e frullare frutta e verdure (soprattutto in Cotto e mangiato) ed un prepararsi a glassare la torta appena sfornata.

Ravioli con patate e funghi - Trattoria Romagnola, Castel S.Pietro Terme - Foto di A.Nanni
Molti di questi programmi sono delle vere e proprie gare di cucina e loro, i giudici, gli chef ultrastellati sono diventati dei divi: Gordon Ramsey, un passato da calciatore tra le fila dei Glasgow Rangers senza infamia e senza lode, è il Chuck Norris delle cucine anglosassoni, pronto ad impallinare la malcapitata matricola dei fornelli, mentre Carlo Cracco è il George Clooney del soffritto. Con la sua fluente chioma sale e pepe, le pause studiate da consumato attore, neanche avesse frequentato l’Actors’Studio e lo sguardo malandrino ha scippato a Rocco Siffredi lo spot della patatina Amica Chips. Carlo Cracco sprizza virilità anche quando prepara l’ovetto strapazzato ed è diventato il cuoco più concupito dalle telespettatrici, tanto che Rosa, la sua attuale compagna in carica, ha sentito il bisogno di marcare il territorio dalle pagine di Vanity Fair urlando a caratteri cubitali dalla cover “Cracco è mio”.

Se invece nello chef ricercate anche il “Ruolo”, allora l’uomo giusto è Joe Bastianich, lui non è un semplice cuoco bensì un restaurant man… leggasi imprenditore ramo ristorazione, quindi notevolmente ricco; con il suo fare irriverente, la sua ironia è il giudice più tranchant del programma Masterchef Italia, un vero bastardo dentro la cui sottile perfidia gli è valsa l’imitazione di Crozza.

Tagliata ai funghi - Trattoria Romagnola, Castel S.Pietro Terme - Foto di A.Nanni

Navigando per la rete tra food magazine, blog e comunità virtuali

L’esplosione di programmi di cucina sta creando una nuova generazione di amanti della buona tavola e molti di questi sono giovani! Secondo i dati di Coldiretti, sono circa 10 milioni le persone tra i 18 ed i 34 anni che cucinano e lo fanno con piacere, con passione, per gratificarsi o rilassarsi. Se guardiamo poi alla dimensione di genere, questa tendenza riguarda non solo le femmine, ma anche i maschi: il 38,8% dei ragazzi oggi cucina spesso. Pensando ai giovani è nata quindi La tavola di Gourmondo un sito che vuole avvicinare i ragazzi all’alta ristorazione, al fine di rendere le nuove generazioni più consapevoli del valore del nostro territorio. Con la tavola di Gourmondo i giovani entro i 35 anni possono scegliere un ristorante stellato e mangiare ad un prezzo speciale. Ciascun giovane può essere accompagnato anche da un over 36.

Mascarpone - Trattoria Romagnola, Castel S.Pietro Terme - Foto di A.Nanni
Ogni giorno quindi la rete è sempre più affollata di Food Surfers, ovvero gli appassionati del buon cibo e delle nuove tecnologie sempre alla ricerca di ricette, informazioni sui locali, eventi enogastronomici. Oraviaggiando è una guida on line dei migliori ristoranti italiani suddivisa per categorie, città, prezzi e con un interessante servizio di couponing che può consentire di risparmiare anche fino al 50%, mentre tra i magazine on line un posto nel cuore degli appassionati mangioni se lo sono ritagliato Foodie , Honestcooking e Finedininglovers.

In rapido aumento anche i social network e le community legate al tema cibo e/o vino e birra: Vinix conta dodicimila iscritti e sessanta cantine presenti con la propria vetrina, si tratta di un business social media come l’anglosassone NakedWines, sulla stessa scia si posiziona Tannico mentre MytailoredWine  è un progetto diverso, sfrutta la rete per dare la possibilità a chiunque di crearsi il proprio vino personale. Food Gim è invece un business social che ha lo scopo di connettere tra di loro gli operatori agroalimentari di tutto il mondo, nonché il singolo privato sia a livello informativo, sia a livello commerciale.


Risotto di pesce - La Tratta, Santarcangelo - Foto di A.Nanni

Social dining, i social network che ti invitano ad uscire di casa

Si tratta di comunità ibride dove si mischiano amici reali e virtuali, dove l’on line sconfina nell’off line poiché gli iscritti organizzano eventi culinari reali per incontrarsi e sperimentare piatti e fare conoscenza, una conoscenza che è iniziata via web e che poi prende piede nella vita reale.

I social dining detti anche social eating sono comunità che nascono quindi con l’intento di portare la gente a rincontrarsi di nuovo fuori dalla rete. Il mio preferito in questo campo è Gnammo, nato dalla creatività di un gruppo di ragazzi baresi; ci si può iscrivere come cuochi, oppure come gnammer e chiedere di partecipare ad un evento, poi il cuoco che ha organizzato decide se accettare o meno lo gnammer che ha chiesto di unirsi alla festa.

Altri social dining sono Indovina chi viene a cena, Kitchen Party, New Gusto, People Cooks oppure la App Coockly.

Con i social dining i cooker hanno la possibilità di guadagnare qualche soldino in quanto per il proprio pranzo o cena fissano una quota a partecipante che deve ovviamente essere ragionevole e che verrà pagata dal mangione ospite.

Secondo di pesce - La Tratta, Santarcangelo - Foto di A.Nanni

I social per i foodies

I foodies sono invece coloro che adorano fotografare e postare i cibi che hanno appena cucinato oppure che si accingono a mangiare in qualche ristorante. Per loro le piattaforme adatte sono sicuramente Foodlookers, Foodspotting, le App Instafood, The Eatery, 3DAround che permette di catturare ogni angolo della pietanza che abbiamo di fronte, e il nuovissimo Youcook dove gli amanti dei fornelli che si iscrivono oltre a creare la loro rete di amicizie, a postare le foto dei loro piatti con le ricette, si possono sfidare a colpi di Slurp!

Fotografare i cibi non è però per nulla semplice, e molti ristoratori a dire la verità sono contrari a che i commensali fotografino le loro delizie, ma non possono certo confiscare loro gli smartphone. Una buona immagine del piatto può infatti fare innamorare della tua cucina, perciò se il tuo piatto non è ben fotografato può risultare sgradevole ed allontanare dei futuri clienti.

Il problema è stato ben compreso da Stephen Hamilton, fotografo di Food&Wine, che nel suo blog Who’s Hungry?  ha deciso di dedicare una sezione alle tecniche e strategie che servono per creare buone immagini dei piatti del ristorante.

Infine, per me il mio social non può che essere Foovel, che unisce viaggi e buon cibo!

Un grazie particolare a A.Nanni, amico di scorpacciate, nonché food surfer e foodie.

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